Recensione: 42ND STREET - Notizie dal West End
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Marta Corato

Recensione: 42ND STREET

42nd Street Il musical 42nd Street, in produzione da più di trent’anni e già passato per Londra due volte nel 1984 e nel 2001, è tornato nuovamente nella West End con una produzione più glitterata che mai.

Basato sul romanzo omonimo di Bradford Ropes e sull’adattamento cinematografico del 1933, lo spettacolo segue il regista Julian Marsh mentre tenta di mettere insieme un nuovo musical dal successo garantito nel pieno della Grande Depressione. La protagonista del musical è Peggy Sawyer, una ragazza con grandi sogni che arriva a New York dal suo paesino in Pennsylvania e si trova catapultata nel mondo di Broadway senza sapere cosa l'aspetta.

La nuova produzione al Theatre Royal Drury Lane, diretta da Mark Bramble, è esteticamente strabiliante: sin dal primo istante, le coreografie, i costumi e le scene mozzano il fiato. Non è difficile considerarla una delle produzioni più visivamente soddisfacenti degli ultimi anni: lo squadrone di ballerini in colori pastello nel numero iniziale di 42nd Street è favoloso, ma impallidisce in confronto all’escalation di numeri sempre più stravaganti. Ognuno dei costumi, ognuno dei passi di danza è fatto per stupire, e ci riesce perfettamente.

Purtroppo il talento degli attori e la grandiosità delle visuali dello spettacolo non bastano sempre a coprire il fatto che la trama sia a dir poco sparsa; nel secondo atto lo spettacolo smette di fingere di avere una trama, con collegamenti vaghissimi tra un numero e l’altro e le motivazioni dei personaggi che diventano sempre più vaghe.

È proprio qui che il cast, la cui bravura nel cantare e ballare è indiscutibile, brilla veramente: ciascuno degli attori, soprattutto Sheena Easton nel ruolo della diva attempata Dorothy Brock, riesce a infondere al suo personaggio un tocco di complessità che manca completamente su carta.

L’atmosfera nostalgica e vintage dello spettacolo fa un passo falso quando gli attori pronunciano delle frasi che forse sarebbero state accettate quando lo show è stato prodotto per la prima volta, ma sono grottescamente sessiste alle orecchie di un pubblico del 2017.

42nd Street è una gioia per gli occhi, soprattutto quelli che amano i musical classici; è da vedere per i numeri, i costumi, le canzoni, i ballerini, ma senza aspettarsi che sotto la superficie glitterata ci sia del vero contenuto.

42nd Street - Londra